mi trovate nell’insolita veste di “scrivente al direttore”.
Per chi fosse troppo pigro o troppo tirchio per comprarsene una copia (santo cielo! costa UN EURO!), qua sotto metto il mio articolo. Che, per l’appunto, è diventata una lettera al direttore.
Elezioni 2009: A Subbiano vince l’Onorevole Gustavo…
Quando ero piccino, la mia maestra elementare diceva ai ragazzi che si comportavano in mille modi diversi “sei come l’Onorevole Gustavo, chi lo capisce è bravo!” Questa espressione, come andremo a vedere nel resto di questo articolo, potrebbe calzare anche se riferita a Ilario Maggini, primo cittadino subbianese riconfermato a furor di popolo dalle elezioni amministrative del 6 e 7 giugno. Perché di solito, quando un sindaco uscente si ricandida, o viene riconfermato o cambia il colore politico dell’amministrazione. Ecco, a Subbiano sono successe entrambe le cose.
Andiamo con ordine. Per ricostruire al meglio la vicenda che ha portato alla rielezione di Maggini – e soprattutto al perché abbiamo detto “chi lo capisce è bravo” – bisogna purtroppo partire un po’ da lontano, da quando, nel 2004, il centrosinistra subbianese trovò proprio all’ultimo tuffo la convergenza sulla scelta di candidare Maggini a Sindaco del comune casentinese. Allora, la sfida fu contro Giovanni Lorenzo Mattesini, che guidava la lista del Polo delle Libertà. Il verdetto della cittadinanza fu schiacciante: Maggini, 2489 voti, raccolse il 69,9 % dei consensi, contro i 1072 voti di Mattesini, pari al restante 30,1%. Nel corso di questi cinque anni di amministrazione, poi, i due contendenti non se le sono certo mandate a dire, come emerge anche dai verbali dei consigli comunali. Stupisce quindi scoprire che Maggini decida di includere proprio Mattesini nella propria giunta, per di più con una delega non esattamente secondaria nella vita di un Comune, quella all’urbanistica. Ma le sorprese non cominciano da qui.
Giova ricordare che Maggini era un esponente del partito della Margherita, poi confluito nel Partito Democratico. Quel Partito Democratico che a Subbiano aveva deciso di avvalersi della facoltà, prevista nel proprio statuto, di ricorrere alle primarie per stabilire se dovesse essere ancora Ilario Maggini il suo candidato alla carica di Sindaco, o se si dovesse optare per un’altra scelta. Si erano quindi messi in pista due assessori, entrambi ex-DS, Flavio Biondini e Valter Bondi, in polemica con alcune scelte del loro primo cittadino, in primis la ventilata ipotesi di interrompere bruscamente l’esperienza di unione dei servizi al cittadino intrapresa cinque anni prima con i Comuni di Capolona e Castiglion Fibocchi. A questo punto Maggini si ritira, decide di non correre per le primarie, e lascia i suoi due compagni di partito a sfidarsi tra loro. Al tempo stesso, però, comincia ad accarezzare l’idea, poi esposta ufficialmente in Comunità Montana, di portare avanti un progetto civico alternativo per Subbiano.
Dopo aver rifiutato di mettersi in lizza alle primarie, quindi, Maggini porta avanti un progetto extra-partitico. Talmente extra-partitico che nella neonata giunta troveranno posto esponenti del centrodestra (come il già citato Mattesini) e del centrosinistra (almeno due, infatti, sono gli assessori che a chi scrive risultano essere stati militanti di partiti di questa area politica, oltre ovviamente a Maggini stesso). E il PD aretino che fa? Niente, se non un blando comunicato stampa nel quale si afferma che quella di Flavio Biondini è l’unica “vera” candidatura del PD a Subbiano. Nonostante fossero arrivati solleciti da più parti, infatti, il segretario provinciale Meacci decide di non prendersi la responsabilità di espellere dal Partito Ilario Maggini. Il centrodestra, che fiuta la grande chance, decide quindi di non presentare nessun candidato proprio alla contesa elettorale subbianese, accodandosi al Sindaco uscente. E qui, lo ammetto, si comincia già a non capirci niente. Quello che è indiscutibile è che la contesa a Subbiano ha avuto un vincitore netto, Ilario Maggini, confermato con 2218 voti e il 63,2%. Ma Maggini si sente ancora del PD o no? La domanda è legittima nella misura in cui, lo stesso giorno delle elezioni comunali, a Subbiano i partiti del centrosinistra hanno ottenuto quasi il 60% dei voti nelle elezioni provinciali. Ma al di là di come si senta o non si senta Maggini, che evidentemente piace ai cittadini del comune di Subbiano, la domanda ancor più importante è questa: cosa si devono aspettare i cittadini dal rieletto Sindaco? Continuità con le scelte fatte dalla sua amministrazione nei primi cinque anni? Oppure, come pareva di capire in campagna elettorale, un taglio netto con il passato, un deciso cambio di rotta, quasi ad ammettere che i primi cinque anni erano andati male? Ma se erano andati male, perché ricandidarsi a tutti i costi? Come detto in apertura, “L’Onorevole Gustavo, che chi lo capisce è bravo!”
Finite le considerazioni tra il serio e il faceto, restano alcune altre cose da annotare, non ce ne voglia l’amministrazione di Subbiano.
La prima di tutte riguarda l’unione dei servizi con i comuni limitrofi, passata nel breve volgere di una campagna elettorale da scelta politica di qualità a causa di tutti i mali. La verità, com’è ragionevole pensare, sta nel mezzo. Quindi una decisione in merito, quale che sia, deve essere presa in tempi brevi.
La seconda riguarda uno dei temi che ultimamente stanno più a cuore ai cittadini, un tema talmente caro a tutti in questi momenti di crisi economica da essere, quello sì, veramente ed autenticamente trasversale agli schieramenti, o come si dice oggi, bipartisan: la riduzione dei costi della politica. In quest’ottica, non si può veramente vedere di buon occhio la scelta di Maggini di confermare l’assetto con ben sei assessori, dei quali almeno un paio con deleghe che un piccolo comune può giustamente ritenere come superflue.
Una terza considerazione: vista dal di fuori, una sfida tra due candidati che avevano in tasca la tessera dello stesso partito è parsa proprio una bruttura. In assenza di decisioni da parte del partito provinciale, che più che a Sant’Agostino è sembrato ispirarsi a Ponzio Pilato, forse sarebbe stata opportuna una presa di posizione da parte degli organismi dirigenti locali. Se non altro per fare maggior chiarezza con l’elettorato.
Infine, per quanto riguarda il centrosinistra locale: ci sono cinque anni per riflettere su cosa ha funzionato e cosa no. Considerare “l’anomalia Maggini” come l’unico problema sarebbe evidentemente un’analisi troppo limitata e indulgente nei confronti di sé stessi. Ci sono circa 600 voti che nello stesso giorno sono andati a partiti di sinistra o di centrosinistra alle provinciali e alla lista civica di Maggini alle comunali. Questi cinque anni non devono servire a scoprire che fine abbiano fatto, quanto piuttosto a come riconquistarli.