ODIO… UN TANTO AL CHILO

(pubblicato in cartaceo su Casentino più n. 90, ancora per pochi giorni in edicola)

Anche il Casentino, ovviamente, non è immune dalle campagne di odio che imperversano sui social network… e come sempre ci resta una domanda: cui prodest?

“Se sei indignato clicca mi piace e condividi.” Quante volte ci siamo imbattuti in questa frase, scorrendo la cronologia dei post di un social network “tuttora in voga”, per citare una famosa canzone?  C’è uno sviluppo, del world wide web al tempo della crisi, che non era previsto né in realtà prevedibile, che è quello della diffusione a macchia d’olio, non (solo) della cultura, come si sperava in ambienti accademici, non (solo) dell’informazione, come si credeva nel mondo del giornalismo, ma piuttosto del malcontento.  È un meccanismo abbastanza insito nell’animo umano, pensateci bene:  se vi chiudete in un ambiente insieme ad altre persone, e tutte si lamentano di qualcosa, verrà spontaneo anche a voi accodarvi alla lamentela senza neanche starci troppo a pensare su.  È lo stesso principio che spinge l’automobilista incolonnato a suonare il clacson senza una ragione evidente, come se il solo fatto di clacsonare possa in qualche modo sbloccare la situazione.  E sui social network purtroppo tutto ciò è amplificato:  si condividono link, spesso senza leggere gli articoli ma limitandosi al titolo, solo nel caso in cui ciò corrisponda all’idea della “verità” che ci siamo fatti relativamente ad una certa cosa.  Funziona così per tutti:  antivaccinisti, terrapiattisti, antijuventini, fruttariani, esodati, allergici alimentari, astinenti sessuali, chi vive in Calabria, chi vive d’amore, chi ha fatto la guerra, chi ha preso il 60, chi arriva agli 80…  Non a caso si è coniata la definizione di “era della post-verità”:  non è nemmeno importante sapere se una cosa è vera o no, basta che più o meno coincida con quello che già pensavamo.  Ebbene, c’è una cattiva notizia:  dietro a tutti questi “mi piace” e a queste condivisioni, c’è qualcuno che sta facendo dei soldi sulla pelle di qualcun altro, e sulla rovina del nostro e vostro fegato.

In questi tempi complicati per il nostro Paese, è successo quello che – in questo caso sì – era scontato prevedere.  La classe politica si è mostrata spesso inadeguata e non all’altezza di fronteggiare la situazione, e quindi che altro c’era di meglio che convogliare tutta l’attenzione del popolo sul bersaglio grosso? Si parla di “emergenza migranti” quando i numeri ci dicono che il saldo della popolazione straniera in Italia è in calo, e quando ci viene detto che senza i contributi dei lavoratori stranieri l’INPS sarebbe già al collasso;  si parla di questo perché è più facile, rispetto al dover ammettere che per anni abbiamo subito passivamente la crisi economica, che la ripresa in Italia è sempre con lo zero virgola mentre quasi tutto il resto d’Europa avanza più speditamente di noi.  E per restare sul tema dei migranti, è più facile sbandierare ai quattro venti un’emergenza che non c’è, piuttosto che ammettere che si è stati inadeguati su tutti i fronti:  non si è saputa creare una politica di integrazione, non si riesce a “separare” l’immigrazione “buona” da quella “cattiva” (perché in Italia la certezza della pena, che tu sia bianco, nero, giallo, a strisce o a pois, è un miraggio), non si è trovato nessun accordo con la UE, e l’elenco potrebbe andare ancora avanti a lungo.  Molto più facile gridare all’invasore, al ladro, allo stupratore, al barbaro che non vuole il crocifisso, e poco importa se chi lo dice ha uno o più divorzi alle spalle, non sa neanche come sia fatta una messa o cosa ci sia scritto nel Vangelo.  In questa guerra tra disgraziati, come sempre, a guadagnarci è sempre e solo chi sta già bene:  l’italiano senza lavoro se la prende col migrante anziché con le imprese o le istituzioni.  Un fulgido esempio lo abbiamo anche nei commenti alla pagina Facebook di Casentino Più:  ogni volta che viene segnalata una qualsiasi iniziativa che veda coinvolti a qualsiasi titolo cittadini non italiani, parte la solita tiritera del PRIMA GLI ITALIANI, A NOI NON PENSA MAI NESSUNO eccetera.  Diamo un dato:  stando all’ISTAT, la percentuale di stranieri presenti in Casentino è del 12% circa della popolazione totale.  Una persona su otto nella nostra vallata non è di origine italiana. La maggioranza, tuttavia, viene da Paesi UE, come Romania e – udite udite – Germania.  Poi ci sono persone che vengono da Paesi come India, Pakistan, Bangladesh:  gente che tradizionalmente lavora a capo basso e in silenzio.  Pochissimi sono quelli che vengono dall’Africa, ancor meno quelli dall’Africa subsahariana o dalla Siria.  E allora, dov’è l’invasione che ci sta togliendo il pane dalla bocca? Dove sono quelli che stanno minacciando la nostra cultura?

Precisazione doverosa:  l’estensore del presente articolo è nipote di un italiano che per ragioni di povertà familiare, alla fine degli anni 50 del secolo scorso decise di emigrare in Francia, dove non conosceva nessuno (e non conosceva il francese) per cercare di assicurare un futuro migliore ai propri figli.  Emigrò in Francia, rigando dritto e lavorando sodo, ma problemi di salute lo costrinsero a ritornare in Italia proprio mentre stava avviando le pratiche per il ricongiungimento familiare.

E a questo punto, contrariamente a quanto si dovrebbe fare nel giornalismo, sono costretto ad abbandonare la terza persona e a scrivere in prima.  Questo vissuto personale, insieme alla profonda convinzione dell’inadeguatezza della classe politica di cui sopra, e ad alcune esperienze di vissuto (studio, volontariato e lavoro) mi hanno portato ad un atteggiamento di apertura mentale che mi fa vedere le cose in modo un po’ diverso rispetto agli autori di tali commenti.  Sintetizzo in due punti.

Primo.  Odiare il prossimo tuo non aumenterà le tue possibilità di avere una vita migliore. Neanche incolparlo delle tue sventure lo farà. Né tantomeno lottare per privare qualcuno di un diritto ti farà star meglio.

Secondo. Se pensi che qualcuno ti stia derubando dei tuoi diritti, pretendili.  Fai vita pubblica, partecipa ad assemblee, organizza proteste. NON limitarti a cliccare mi piace e condividere post della cui autenticità non sei affatto sicuro.  Ti demonizzeranno, preparati.  Ma almeno avrai la coscienza a posto. E magari avrai al tuo fianco un immigrato regolare, che combatte la tua stessa battaglia, per i diritti che sono tuoi ma anche suoi.