Altri verranno – tributo ai Sangue Misto

Uno dei più considerevoli prodigi che abbia prodotto l’internet, se lo chiedete a me, oltre a dare l’accesso ad una quantità sconfinata – e pertanto ingestibile – di informazioni, è l’aver potuto avvicinare persone che hanno gusti affini in determinate cose, le più eclatanti che mi vengono in mente sono ovviamente film, libri e musica. Mettendo insieme queste due, sono entrato appunto in contatto con Martino Vesentini, grandissimo esperto di hip hop italiano e in particolar modo di SangueMisto, Neffa, Deda, DJ Gruff e tutto quello che è germogliato attorno prima, durante e dopo quel disco folgorante che fu “SxM”. “Altri verranno” avrebbe dovuto, o se preferite potuto, essere il titolo del secondo disco del terzetto, quello che ad oggi non ha mai visto la luce e a questo punto viene da dire “chissà se mai”. Ma è anche un excursus su quello che è successo dopo, nelle carriere dei tre, con tutti gli alti e bassi che hanno fatto seguito all’avere introdotto in Italia un qualcosa che prima, volenti o nolenti, non c’era.

La copertina del libro di Martino Vesentini, opera di Alessia Santangeletta.

Di SangueMisto, rap italiano e varie altre cosette ho parlato anche in questo post qua, un annetto e rotti or sono. Martino però ha fatto di più: ha scritto un intero libro (che potete trovare ordinandolo in libreria, oppure qui o qui) su questo album, sull’epopea del trio che fu tra i primi a far uscire un genere musicale da una cerchia ristrettissima e farlo diventare cosa condivisa – dobbiamo fare lo sforzo di astrazione necessario di immaginarci, o in certi casi ricordarci, che al tempo esisteva un mondo senza internet inteso come strumento massificato e pressoché gratuito di accesso alla musica, per cui anche dire chi è arrivato primo, chi secondo e così via diventa un esercizio di retorica abbastanza stucchevole: a Bologna c’erano loro e gli Isola Posse, a Varese gli Otierrre, dalle mie parti Frankie Hi-Nrg, a Roma gli Assalti Frontali e i Colle Der Fomento, a Milano gli Articolo 31 e insomma mi fermo qui che sennò facciamo notte. Fatto sta: Martino Vesentini ha scritto un libro che parla di quello che è stato “SxM”, ma non in senso personale: quello che è stato per chi aveva quell’età lì in quegli anni lì, raccontandolo in tanti capitoli quante sono le tracce dell’album, e spostando la voce narrante facendola diventare a turno quella di Neffa, di Deda e di DJ Gruff. Il risultato è un lavoro che è insieme intimo e documentaristico, una fotografia che non diventerà mai sbiadita di quello che ha fatto vibrare i cuori di una generazione, e l’ha fatto forse nell’unico modo possibile di raccontarla alle generazioni successive. Il libro è già stato recensito molte volte e sicuramente molto meglio di come avrei saputo farlo io, così ho pensato che una cosa carina poteva essere fare delle domande all’autore stesso, sulle curiosità che la lettura del libro mi aveva suscitato, e che credo ragionevolmente non siano solo mie curiosità. Questo è il risultato della mini intervista.

  1. La prima domanda è d’obbligo: hai potuto parlare con Neffa, Deda e Gruff durante la stesura, o a libro ultimato? E se sì, cosa ti hanno raccontato?

Ho provato a contattarli a stesura quasi ultimata ma purtroppo non ho avuto modo di parlare di questo mio “progetto”, non avevo ancora un’idea precisa sul pubblicarlo o meno, avrei voluto prima farlo leggere a loro, mi sembrava doveroso, ma non è capitato e a quel punto ho deciso di farlo uscire comunque, autopubblicandolo!

  1. Dal libro si capisce che c’è un gran lavoro di ricerca “archivistica”. Qual è secondo te la più bella “perla” che hai scovato mentre cercavi materiali per il libro?

Gran parte del materiale che ho raccontato nel libro era archiviato nella mia memoria, stipato in un angolo ma ben presente, più scrivevo e più mi tornavano alla mente piccoli aneddoti che credevo dimenticati… alcune cose sono frutto della mia fantasia, per questo il libro è da considerarsi a tutti gli effetti un romanzo. Credo che la perla più bella sia l’inizio del racconto, perché descrive un momento che io stesso non conoscevo (nonostante mi ritenessi fino ad allora il più grande esperto vivente dei Sangue Misto!)… da Rockol.it ho infatti appreso che il giorno della partenza di Neffa e Deda per il Salento (per raggiungere Gruff e provare a scrivere il secondo album) coincise con l’uscita di “Aspettando il Sole” nelle radio… è proprio da questo episodio che decisi di iniziare a scrivere, prima di allora questo libro era solo un’idea parcheggiata nella mia testa!

  1. Il tuo dato anagrafico ha fatto sì che tanti momenti salienti raccontati nel libro li hai potuti vivere in prima persona: raccontare queste storie è stato più un viaggio dentro i SangueMisto o dentro te stesso?

Devo dire che la motivazione principale che mi ha spinto a scrivere è stata quella di mettere in ordine i ricordi di quei tempi, ero un appassionato di Hip Hop e, ascoltando tutto il rap che usciva ai tempi sia negli Stati Uniti che in Italia, avevo sentito nei Sangue Misto qualcosa di diverso, potente, maturo. La passione si è spenta dopo l’addio di Neffa alla scena, ma a distanza di più di 10 anni ho riscoperto la voglia di ascoltare nuovamente gli album con cui ero cresciuto, trovandoli comunque molto attuali e riuscendo a rispecchiarmici anche da persona più adulta e consapevole del mondo. Sicuramente questo viaggio nel tempo è stato molto utile anche a livello personale perché mi ha dato la consapevolezza di poter riuscire a pensare e realizzare qualcosa contando solo sulle mie capacità.

  1. Com’è ovvio che sia, ci sono nel libro molti momenti in cui c’è interazione con molti altri artisti contemporanei dei nostri tre, ma ci sono anche delle assenze illustri, da Joe Cassano (se non erro) a Frankie Hi-NRG (di questo sono sicuro), solo per dirne un paio. Sono assenze dovute a esigenze narrative, o semplicemente non c’era interazione tra i SM e una parte della scena hip hop italiana?

In realtà Joe Cassano è citato in uno degli ultimi capitoli, non ho approfondito la sua figura sia per esigenze narrative ma soprattutto perché conoscevo troppo poco la sua storia e sarebbe stato irrispettoso provare a raccontarla. Per quel che riguarda Frankie non credo abbia avuto un impatto sulla scena bolognese, anche lui comunque è citato in una riflessione in cui Neffa si trova per così dire “in disaccordo” con alcuni giornalisti che lo paragonano a Frankie/Articolo 31, non capendo quanto diversi fossero i loro stili. Ho comunque cercato di inserire nel racconto tutti gli artisti che hanno rappresentato qualcosa per me, oltre ovviamente ad aver inciso in qualche modo sulla vita artistica dei tre protagonisti.

  1. Secondo te quando uscirà il secondo disco dei SangueMisto? Io non ho ancora perso del tutto la speranza…

A malincuore ti rispondo che non credo accadrà mai, probabilmente va bene così, come hanno detto loro più volte “era già perfetto così SxM, non avrebbe avuto senso provare a farne un secondo…”. Ma una cosa che sogno davvero è che un giorno possano riunirsi su un palco, tutti e tre insieme, senza un progetto da promuovere, ne una scaletta di pezzi da fare, solo puro freestyle…

5 libri che dovreste leggere

Ok, una cosa del genere l’avevo già fatta qualche anno fa, quindi facciamo conto che sia come le Olimpiadi: ogni tot anni è ora di rifarlo, consigliando volumi diversi, magari anche con criteri diversi. Prendetelo come un post di utilità sociale: per una volta, potreste fare un regalo che non finisce a fare da sottobicchiere o a prendere la polvere in qualche angolo remoto di una casa a voi più o meno nota, cosa quest’ultima che vi rende tristi ogni volta che entrate nella casa di questi vostri amici, parenti, conoscenti e scoprite che il libro non si è mosso di un centimetro ed è più impolverato rispetto alla volta precedente in cui l’avete visto. Inoltre, come già detto la volta scorsa, se questi libri non li conoscete, potete regalarli anche a voi stessi. Stavolta stiamo un po’ più liberi rispetto ai paletti fissati, perché alla fine ho notato che tante cose che io davo per scontate, poi così scontate non erano. Cercherò di svariare un po’ sui generi letterari, insomma, ma includendo anche classici e libri recenti. Per i precisetti: la data indicata tra parentesi è quella della prima edizione italiana). Siete pronti? Partiamo.

1. Cormac McCarthy – La Strada (Einaudi, 2007)

“Ce la caveremo, vero, papà?” Un libro che ha abbattuto ogni mia resistenza, circa il genere cosiddetto post-apocalittico, un romanzo che racconta quanto profondo possa diventare il rapporto tra un padre e un figlio, una gigantesca metafora del circle of life, un libro che fa stare male e che al tempo stesso appassiona come solo le grandi storie sanno fare. Un racconto che è quanto di più vicino all’epica potremo mai trovare, in tempi cupi che sembrano quasi i nostri.

2. Douglas Adams – Guida galattica per gli autostoppisti (Mondadori, 1980)

La fantascienza. La parodia della fantascienza. L’humour britannico. Le mille influenze che questo libro ha avuto nella cultura popolare. A proposito, ve ne dico due delle mie preferite: uno dei primi software di messaggistica istantanea disponibili gratuitamente sul web si chiamava Trillian, come uno dei personaggi della Guida. Il traduttore online sviluppato da AltaVista si chiamava Babelfish, come il pesce che usano i personaggi della Guida per capirsi. Non vi ho detto perché dovreste leggere questo libro (e i successivi)? La risposta è 42.

3. Gaetano Savatteri – La fabbrica delle stelle (Sellerio, 2016)

Il fantastico duo Saverio Lamanna – Peppe Piccionello nasce nelle “antologie in giallo” della Sellerio. Il successo – meritato – è poi andato ben oltre le aspettative della Sellerio stessa, che decide prima di affidare alla penna del giornalista-scrittore Savatteri un romanzo, poi un altro, poi il tutto finisce nelle mani dei produttori di serie TV ed ecco che nasce “Màkari”, serie di successo tratta dalle storie dello scombinato duo. Acume, critica sociale, un mix tra leggerezza e momenti più profondi, con un delitto a fare da sfondo. Il mix funziona, e questo libro è forse uno dei più riusciti (sicuramente uno dei più sottovalutati) libri gialli italiani degli ultimi anni.

4. Georges Simenon – Pietr il lettone (Mondadori, Adelphi, 1933)

Noto anche col titolo di Pietro il lettone o Maigret e il lettone, recentemente ripubblicato nel primo dei “balenotteri” Adelphi che raccolgono tutta la sterminata produzione del giallista belga, intitolato “I Maigret 1”, è il primo capitolo (di 75!) della lunghissima saga del commissario Jules Amédée François Maigret. Una lettura agile, piacevole, che presenta tutte le caratteristiche tipiche della produzione di Simenon – come presentare un’umanità inquieta e sempre protesa alla ricerca di un qualcosa di indefinito – e introduce un personaggio destinato ad entrare nella storia della Letteratura.

5. Jean-Michel Guenassia – Il club degli incorreggibili ottimisti (Salani, 2010)

Lo so, il numero di pagine (circa 700) può spaventare. Ma la storia è coinvolgente, con continui riferimenti alla Storia (si parla di guerra fredda, di conflitto franco-algerino) e la presenza di personaggi storico-letterari realmente esistiti (su tutti Jean-Paul Sartre). Gli incorreggibili ottimisti sono quelli che credono che un altro mondo, nel 1959, sia ancora possibile, anzi, sia l’unica soluzione ai mali della società contemporanea. Avete presente quando si dice “conoscere il passato per capire il presente”? Ecco, è un po’ quello che ci suggerisce Guenassia, con una scrittura gradevole, che strappa al lettore più di un sorriso.

Anche i mostri si innamorano

La copertina del libro in tutto il suo splendore

Lo so, sembra strano anche a me, ma evidentemente io e Michele Borgogni, amico e autore indie (aiuto: non so se gli piace farsi chiamare così… vabbè, ormai è andata!) in coppia in qualche modo funzioniamo, visto che ancora una volta ci siamo trovati a presentare un suo libro, stavolta in un luogo molto caro a entrambi, il Circolo Aurora di Piazza Sant’Agostino ad Arezzo. L’occasione, stavolta, era la sua nuova raccolta di racconti, intitolata “Anche i mostri si innamorano” e pubblicata dalla Dark Abyss Edizioni con una copertina abbastanza inquietante, e quindi in linea coi testi contenuti nel libro stesso. La serata è stata piacevole, come sempre per me quando c’è da chiacchierare di libri in buona compagnia, e mi ha finalmente disvelato uno dei Segreti dell’Esistenza: il Liquore Strega è buono per davvero! Ma torniamo a noi: parlare di libri con un autore è sempre, per mille motivi che sarebbe qui inutile eviscerare od elencare, una cosa difficile, tranne quando l’autore non te la rende facile. Con Michele, fortunatamente, questo è il caso. Le chiacchierate libresche con lui riescono bene e piacevolmente, non vedo l’ora di farne altre!

Qui è dove Michele mi stava spiegando che alle presentazioni sarebbe più professionale bere solo acqua. (Foto di Francesco Alpini)

Come dite? Non ho detto nulla del libro? Ah, è vero. La sinossi, prima di tutto: frugando nella letteratura, nella mitologia, nella cinematografia, Michele Borgogni saccheggia il mondo dei mostri e ce li offre in undici racconti che provengono da ogni parte del mondo e da ogni tempo. Da Godzilla a Bigfoot, passando fra gli zombie e la terribile lamia, dal Giappone all’antica Grecia, l’autore colleziona undici storie, unite dal filo sottile dell’ironia. Divertente, originale, irriverente e, a volte, blasfemo, questa antologia racchiude una carrellata di mostri come non si sono mai visti, né letti.

Diciamocelo: di tanto in tanto, piace a tutti leggersi un po’ di sana narrativa horror. O almeno, a me piace. Ma le letture fatte in questo libro non sono dei “semplici” horror, per quanto gli strizzino l’occhio continuamente. È una letteratura più contaminata, ricca di citazioni, ironica e autoironica. Leggetelo, e che voi siate mostri o meno, vi innamorerete.

Ah, e se dopo averlo letto vi fosse venuta voglia di leggere qualcos’altro di suo, qua c’è una nostra chiacchierata attorno ad un suo libro.

Underdog

Arrivi e partenze. Non è fatta così, la vita di tutti noi? Era il 30 ottobre del 2015, dopo un tot di anni di scrittura sportiva più o meno locale e più o meno autoprodotta. Mi sono proposto a Crampi Sportivi su suggerimento di una persona che conosceva me e conosceva loro. Ero nel bel mezzo di un momento personale piuttosto complicato, e vedere il mio pezzo andare online mi riempì di orgoglio e soddisfazione, per cui a questa persona ancora oggi sono grato. Da Crampi sono arrivate altre collaborazioni, più altisonanti ma per le quali non riesco ad utilizzare l’aggettivo “importanti”, anche se indubbiamente gli ho dedicato tempo, energie e ne ho avuto in cambio tante soddisfazioni. Non posso e non voglio dimenticarmi che tutto il mio percorso di scrittura sportiva di questi ultimi sei anni è partito da qui, da Crampi Sportivi, che è un po’ come me: ha avuto le sue vicissitudini, ma è sempre in piedi, ed è per questo che “Underdog”, di cui ho avuto l’onore di scrivere un capitolo, è in un certo senso un punto di arrivo. Ma qui mi vengono ancora una volta in soccorso i miei ascolti musicali: “ogni stop è solo un altro start, la vita non si ferma, the future”. Vedere questo libro (grazie, Battaglia Edizioni, dal vivo è magnifico!), toccarlo con mano, leggere il mio nome stampato lì sopra, insieme ai nomi di altre persone che mi onoro di poter chiamare amici e compagni di viaggio ancora prima che colleghi di scrittura, mi riconcilia, ancora una volta, con giorni complessi e intensi. La scrittura, come la lettura, a volte può perfino salvarti.
Lunga vita, Crampi. Io ci sarò, da domani ancora più di oggi. 

Non tutto il male. Cronache della terra inabitabile.

Io vorrei che tutti leggessero “Non tutto il male” di Andrea Cassini, edito da Effequ, perché sento il bisogno di confrontarmi con altri su questo libro. Vorrei che lo leggessero tutti perché io un libro come questo mi sa che non l’ho mai letto, ma non so se sia il libro o se sono io, come lettore, ad avere orizzonti limitati. Vorrei che lo leggesse qualcuno che non conosce l’autore, che non ci ha mai parlato, che non ci ha mai avuto a che fare, che non ha mai letto nulla di suo (come avete fatto?). Vorrei che chi lo ha letto mi scrivesse e mi dicesse che ne pensa di Zero, del Cartografo, della ragazza in bianco e della ragazza in nero, se anche secondo lui i fantasmi sono simili agli stand di JoJo, se ha capito chi era il cantante che si esibisce nelle gallerie della metropolitana, se è riuscito a farsi un’idea di che fine farà la città costruita sull’albero. Vorrei che chi lo ha letto mi dicesse che sì, è vero quello che sto per dirvi, e cioè che è un libro che nel bene o nel male non lascia indifferenti, che scava dentro, che parla di un mondo fantastico eppure così simile al nostro presente da lasciarci così, a pensare se è così che sta andando, che andrà, se davvero non riusciremo ad evitare che

Sopra un enorme albero è edificata una città. Ora l’albero è malato, per guarirlo è stato dato alle fiamme dal governo, che alimenta superstizioni e incoraggia sacrifici umani. La città vive al centro di un perenne incendio, e per le strade sono comparsi dei fantasmi: ciascuno si lega a un essere umano, assumendo la forma dei suoi traumi e sentimenti repressi. Più l’albero brucia per guarire, più la disperazione si propaga in città. Solo Zero non ha un fantasma ad accompagnarlo. Lui, che gestisce un redditizio forum online per i sempre più numerosi aspiranti suicidi, attraverso il suo lavoro scoprirà qualcosa che lega i fantasmi alla città e alle fiamme, e ricostruendo gli enigmi che compaiono nei suoi sogni si andrà immergendo, per volontà o per forza, in una missione che cela il significato di tutta la propria esistenza.
In una straordinaria metafora del rapporto malato tra uomo e natura, 
Non tutto il male ondeggia tra incubo e sogno, realtà e menzogna, per condurci al centro dell’epoca che stiamo attraverso una storia fantastica.

Bisogna saper perdere.

Ho avuto a che fare con Giorgio Barbareschi per la prima volta durante la stesura della Guida NBA de La Giornata Tipo 2019-2020. Dopo pochi giorni, ricordo che mise un video su Facebook in cui schiacciava a canestro in totale scioltezza, e la didascalia era una cosa del tipo “beh, non me la cavo male per avere 42 anni”. Ho rosicato molto. Superato l’impatto iniziale, ne ho avuto l’impressione di una persona molto alla mano, meticoloso, competente e al tempo stesso rilassato. Ho saputo solo dopo del suo passato da sportivo professionista. Vi dico com’è il tipo di impressione che mi sono fatto di lui perché è proprio per questo che penso che sia adattissimo ad aver scritto un libro sulle sconfitte sportive. In parole povere, direi che è perché quando si è praticato uno sport ad alto livello come ha fatto lui, si riesce a ponderare in modo diverso vittoria e sconfitta. E questa selezione di storie, dove l’ovvio trait d’union è che si racconta un avvenimento sportivo dal lato di chi ha perso, ci consegna soprattutto quello che splende, “on the dark side of the moon”. Perdere ma farlo a testa alta, perdere perché è l’unica cosa possibile, perdere per intervento esterno, perdere per il braccino, perdere per l’arbitraggio, perdere perché le troppe vittorie hanno dato alla testa, perdere perché tutti si aspettano che tu vinca. Ci sono sconfitte di ogni tipo, nello sport (che come spesso accade è anche metafora della vita), ma da ognuna di queste sconfitte possiamo trarre insegnamento: come sportivi, e quindi come persone. Il tutto raccontato con uno stile fluido, che ci narra il dramma interiore dello sportivo senza scadere in inutili esercizi di retorica: la cosa più difficile di questo libro, alla prova dei fatti, è quella riuscita meglio. Devo essere onesto: le scelte mi trovano d’accordo in nove casi su dieci, con la ragguardevole eccezione dell’ultimo capitolo, riguardante il calcio. Ma non perché la storia raccontata da Giorgio non sia affascinante, anzi, al contrario. Lo è in un modo che trascende la sconfitta e la vittoria, però. Il calcio è ingiusto, profondamente ingiusto, forse è uno degli sport più ingiusti, dove si può dominare per tutta la partita e venire puniti da un episodio, e allora le “sconfitte più brucianti” che mi vengono in mente sono altre: il Bayern Monaco che perde la Champions League dopo essere stato in vantaggio per 1-0 fino al novantesimo, il Milan che si fa rimontare da 3-0 a 3-3 per perdere ai rigori; l’Italia che perde gli Europei del 2000 al golden gol. Ma il bello di un libro come questo, alla fine, è anche pensare a quali storie ci sarebbe piaciuto leggere, o raccontare.

Che ne dici, Giorgio: ci possiamo aspettare in un prossimo futuro un “Bisogna saper perdere – volume 2”?

Ventotto Metri

“Ventotto metri” è un pezzo importante di me, del mio cuore, delle mie passioni sportive. Adesso, nella sua stesura definitiva, ha trovato la sua casa, pubblicato in ebook da BradipoLibri. Lo trovate, a 2,99 euro, qui:

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La copertina è questa.

ventottometri-cover

La bellissima foto di Andrea Bardelli è comunque all’interno del libro. Se siete tra i pochi temerari ad aver comprato il cartaceo autopubblicato cinque anni fa, non è lo stesso libro: ci sono quattro testi inediti, di cui uno piuttosto lunghetto, più una bellissima postfazione di Davide Piasentini. Adesso a voi l’ultima parola.

Overtime Stories

             Foto di copertina di Andrea Bardelli

Alea iacta est. Le #OvertimeStories sono state caricate sul server, disponibili per poter essere acquistate. Adesso quindi possiamo anche dirvi il perché. L’ebook costerà 2,99 euro. Il 30% del prezzo di copertina andrà alla piattaforma dove sarà venduto, il 70% alla Fondazione Ospedale Pediatrico Meyer, di cui vedete il logo sulla copertina. Grazie anche a Flavio Tranquillo che ci ha scritto la prefazione e a Luca Mazzella che si è occupato della postfazione, a tutti i fotografi che hanno impreziosito i testi, e soprattutto grazie a ognuno di voi che comprerà l’eBook. Doppio grazie se ci farete sapere se vi è piaciuto.

Se avete un ebook reader, sapete quello che dovete fare. Se non ce l’avete, potete comunque scaricarvi l’app Amazon Kindle e leggervelo da tablet o cellulare. Il vostro acquisto scalderà i cuori di noi che ci abbiamo lavorato e ancora di più contribuirà a regalare sorrisi a dei bambini che ne hanno un bisogno che è impossibile anche da spiegare. Spargere la voce, poi, è perfino gratis, per cui vedete un po’ voi. Il link per l’acquisto è questo.
https://www.amazon.it/…/…/ref=cm_sw_r_cp_apa_i_xzP9Db28Q6ETV

(In ordine sparso, questo eBook è figlio di Andrea CassiniLeandro NesiDavide PiasentiniSimone SeveriFlavio TranquilloLuca MazzellaAndrea Bardelli e di tutti gli autori delle foto interne che qui non riesco a taggare, perdonatemi.