(Articolo pubblicato originariamente su Il Baffo, il defunto blog del Karemaski, il 21 settembre 2013)
A modesto parere di chi scrive, la distinzione tra Letteratura e fumetto è sempre stata piuttosto artificiosa, visto che in entrambi i casi a fare la differenza è il saper raccontare bene (o meno bene) una storia. Non a caso, infatti, i “generi letterari” sono spesso facilmente sovrapponibili a quelli fumettistici. Si parla di fumetti – tanto per citare alcuni generi noti ai più – “Noir”, “Fantascientifici”, “Horror” e “Avventurosi” allo stesso modo in cui si parlerebbe di romanzi dei medesimi generi. Così, la longevità di una testata fumettistica è spesso legata in maniera indissolubile alla sua capacità di saper interpretare (e, laddove necessario, reinventare) le regole del proprio genere letterario “di riferimento”. In uno dei pezzi passati di questa rubrica, abbiamo parlato di Tex, che potremmo definire il fumetto western per antonomasia, capace di sopravvivere all’evolversi dei gusti e al succedersi delle stagioni solo con minimi accorgimenti. In questo senso, invece, Zagor, che con Tex condivide la casa editrice (e l’ultracinquantennale storia editoriale) è l’eccezione che conferma la regola.

La storica copertina de La foresta degli agguati, primo numero di Zagor
Zagor, infatti, non ha un genere letterario a cui fare “rigidamente” riferimento: potremmo definirlo un fumetto di genere “avventuroso”, ma sarebbe riduttivo, viste le innumerevoli escursioni nell’horror, nel giallo, nel western (sia pure un western molto contaminato e per certi versi ante litteram). Zagor ha piuttosto un minimo comune denominatore, che è quello che è stato brillantemente sintetizzato da Moreno Burattini, curatore della testata che dal 1961 è ininterrottamente presente nelle edicole italiane: il Sense of wonder. Zagor è un personaggio dalle potenzialità narrative praticamente sconfinate: nelle sue storie possiamo trovarlo in compagnia di trappers o a lottare contro dei vampiri, alleato dei Mohawk del suo fratello di sangue Tonka o di fronte ad una minaccia aliena, possiamo trovarlo a fronteggiare le ambizioni di una compagnia ferroviaria senza scrupoli o imbarcato in una nave che lo porta in Islanda, o in Africa, o, come nel caso delle storie attualmente in corso di pubblicazione nell’albo mensile, in una lunga trasferta che tocca tutto il centro e il Sud America. La sua capanna nelle paludi di Darkwood, infatti, è spesso solo la base di partenza per avventure che di volta in volta lo vedono affrontare variopinte minacce, sempre in compagnia del fidato pard Cico, messicano dall’appetito insaziabile, creato come spalla comica ma evolutosi poi in un personaggio in grado di affiancare Patrick Wilding (questo il vero nome di Zagor) in tutte le sue peripezie.
Negli anni, hanno firmato le avventure di Za-Gor-Te-Nay autori del calibro di Sergio Bonelli (che di Zagor è stato il creatore con lo pseudonimo di Guido Nolitta, insieme a Gallieno Ferri che dal 1961 ad oggi ha firmato tutte le copertine degli albi dello Spirito con la scure), G. L. Bonelli (papà di Sergio, e soprattutto papà di Tex), Mauro Boselli, Tiziano Sclavi, Moreno Burattini, Marcello Toninelli. E sempre a modesto parere di chi scrive, non è certo sacrilego affermare che oggi come oggi Zagor è, per il livello qualitativo delle storie prodotte e dei disegnatori che si alternano sul personaggio, il miglior fumetto che ogni mese esce da Casa Bonelli, nonché uno dei più “vitali”, come dimostrano anche le ripetute proroghe alla Collezione Storica a Colori pubblicata in collaborazione con Repubblica. Di Zagor, a cui il cantautore Graziano Romani ha dedicato un concept album intitolato King of Darkwood, di Sergio Bonelli, dello stato di salute della testata (e del fumetto italiano) e di progetti per il futuro, abbiamo parlato proprio con Moreno Burattini. Questo è quello che ci ha detto.
1. Za-gor-te-nay, lo Spirito con la scure, è un personaggio che dimostra ancora uneccezionale vitalità a dispetto dei suoi 52 anni di storia editoriale. Quanta parte del merito va allintuizione iniziale che ha portato alla nascita del personaggio, e quanta invece allabilità dei grandi autori che negli anni si sono avvicendati nella realizzazione delle storie del personaggio?
Guido Nolitta e Gallieno Ferri, nel 1961, ebbero sicuramente una grande intuizione: quella di creare un personaggio che fosse trasversale ai generi, che potesse venire contaminato da qualunque suggestione, partendo però da una ambientazione di base realistica e soprattutto “rassicurante” per i lettori dell’epoca, abituati ai fumetti western e a vedere al cinema film con indiani e cowboy. Ma giusto per spostare il tiro rispetto ai tradizionali scenari del West, Zagor venne collocato non nel Sud Ovest ma nel Nord Est, non nella seconda metà dell’Ottocento, ma nella prima. Eroe della frontiera, sì, ma della Vecchia Frontiera: qualcosa di più esotico, dunque. Una scelta che preludeva appunto a tutta una serie di impreviste variazioni su tema e tutta la gamma delle contaminazioni possibili in cui il western e l’avventura si intrecciavano con il fantasy, l’horror, la fantascienza, il racconto storico, il giallo, l’umorismo. È chiaro che un personaggio così pronto a cambiar casacca restando però fedele, nello stesso tempo, alla sua impostazione di fondo, ha nel DNA la capacità di resistere al passaggio delle stagioni e adeguarsi ai tempi che cambiano. Tuttavia, non saremmo arrivati a cinquantadue anni di ininterrotto successo se le premesse iniziali non fossero state ben comprese e ben interpretate da una pattuglia di altri autori, sceneggiatori e disegnatori, che nel corso dei decenni hanno raccolto l’eredità dei creatori. In questo, io e tutti gli altri che siamo stati chiamati a questo difficile compito, siamo stati aiutati fino a 2011 dalla presenza di Sergio Bonelli rimasto al nostro fianco a indicare la rotta e di Gallieno Ferri che è ancora oggi tra noi con le mani saldamente sul timone.
2. Tu sei da qualche tempo il curatore, nonché uno degli autori più prolifici, di un personaggio che è stato ideato e scritto per anni da Sergio Bonelli in persona. Quanto ti è stato utile poter lavorare fianco a fianco con lui (e con Gallieno Ferri, creatore grafico del personaggio e copertinista da oltre cinquantanni), e quanto senti oggi la responsabilità di questo ruolo?
Alla responsabilità preferisco non pensare per non sentirmene schiacciato. Prima di essere un autore, io di Zagor sono un lettore, e lo sono da tempo immemorabile. Non faccio il mio lavoro come se si trattasse di svolgere un compito qualunque ma come se fosse una missione. So che intere schiere di zagoriani si aspettano da me l’impossibile, dato che vorrebbero rivivere la “magia” della loro infanzia, ma non potendo far tornare tutti giovani, cerco di non far invecchiare il personaggio. Sergio Bonelli mi ha scelto personalmente venticinque anni fa e mi ha confermato la sua fiducia fino al momento della sua scomparsa, che ha lasciato in me un grande vuoto. Non c’è stato un giorno in redazione in cui non mi sia confrontato con lui. Gallieno Ferri è un uomo di straordinaria umanità, per me un secondo padre. Incredibilmente lo sento spesso ringraziarmi, in pubblico e in privato, per quello che instancabilmente cerco di fare per Zagor, quando sono io che devo tutto a lui e a Nolitta.
3. Oltre allalbo mensile, attualmente escono ogni anno due Maxi Zagor, uno speciale, uno Zagorone, un Color Zagor, un Almanacco dellAvventura, più gli albi (settimanali) della Collezione Storica a Colori, le ristampe (bimestrali) degli speciali dedicati a Cico, e le numerose pubblicazioni a cura dei fan. Una vitalità incredibile, e in aumento costante: cè dellaltro che bolle in pentola, sul fronte editoriale?
L’Almanacco dell’Avventura, in realtà, è stato sostituito dal Color Zagor. Circa il resto, l’incredibile non è la vitalità dello Spirito con la Scure ma il fatto che venga dimostrata in un contesto di gravissima crisi dell’editoria italiana, non soltanto a fumetti. Noi teniamo duro, come dimostra il succedersi degli “allunghi” della Collezione Storica a Colori di Repubblica, una collana che avrebbe dovuto contare trenta volumi e che si appresta a superare i cento, nonostante i chiari di luna. Sul fronte editoriale si prepara il n° 600, che sarà seguito dal tanto atteso ritorno di Hellingen. A Lucca Comics 2013 saranno presentati il volume “Zavor” (parodia in chiave “deformed” di Daniela Zaccagnino ed Elena Mirulla), edizioni Cronaca di Topolinia, e il saggio “L’arte di Ferri”, scritto da Graziano Romani, edito da Panini.

La copertina del numero 24 della Collezione Storica a Colori, Il passato di Zagor
4. Sempre in tema di vitalità del personaggio, parlaci un po di Noi, Zagor, film documentario realizzato da Riccardo Jacopino nelle sale il 22 e 23 ottobre
Si tratta di un film distribuito in oltre cento sale cinematografiche di tutta Italia, dopo due anni di lavorazione. Di “Noi, Zagor il regista Riccardo Jacopino aveva presentato alcuni spezzoni già in occasione di Lucca Comics & Games dello scorso autunno. Si tratta di un entusiasmante viaggio “dietro le quinte”, in mezzo agli autori e ai loro collaboratori, fra le scrivanie e i tavoli da disegno di chi lavora quotidianamente, da oltre cinquant’anni, alla realizzazione delle storie dello Spirito con la Scure. Ma è anche un reportage su tutto l’universo di emozioni che anima il pubblico zagoriano, soprattutto quello della folta schiera di appassionati che popola i raduni dei fan così come gli incontri durante le fiere del fumetto, ma anche quello che colleziona gli albi e va a caccia dei numeri più rari. Zagor non è soltanto un fumetto, è un universo: Jacopino lo descrive come mai nessun altro prima, dopo aver seguito per mesi, con la sua cinepresa e i suoi microfoni, comics convention in Italia e all’estero, filmato sceneggiatori e disegnatori nelle loro case, realizzato decine di interviste, tra cui quella, fondamentale, a Gallieno Ferri, il creatore grafico del personaggio. Il tutto, confezionato in 70 minuti di film il cui titolo, “Noi, Zagor”, è davvero il più efficace possibile. Le sale saranno distribuite in tutta Italia, ma l’elenco esatto con gli orari delle proiezioni verrà reso noto una decina di giorni prima dell’evento e lo potrete consultare visitando il sito della nostra casa editrice o quello di Microcinema, che distribuisce l’opera, all’indirizzo www.microcinema.eu. Dopo il passaggio al cinema, il documentario uscirà anche in DVD, anche se ci vorranno alcuni mesi di pazienza, ma nel frattempo, molto probabilmente, sarà possibile vederlo in TV.
5. Un grande personaggio a fumetti è connotato anche in relazione ai comprimari che lo affiancano e ai nemici che si trova a dover affrontare di volta in volta. Luniverso zagoriano, in questo senso, è indubbiamente uno dei più ricchi del panorama fumettistico italiano. Ma al Burattini autore chiediamo: quale comprimario è più difficile da gestire? E qual è il villain su cui ti piacerebbe scrivere una storia, un giorno?
Sulla ricchezza del microcosmo zagoriano si potrebbero scrivere delle enciclopedie. Del resto, tutto l’apparato critico che introduce i volumi della Collezione Storica di Repubblica se venisse raccolto in un unico saggio formerebbe un tomo pesantissimo. Non ho difficoltà con nessun comprimario nolittiano, essendo io cresciuto a pane e Nolitta; casomai avrei qualche remora, dubbio o perplessità dovendo gestire uno dei personaggi ideati e inseriti nella serie da altri autori, come per esempio Tim Cuorepuro o il pellerossa “contrario” Heyoka di Boselli. Circa i villain, sogno di poter riprendere in mano, un giorno, Supermike. Riportandolo alle caratteristiche iniziali.
6. Ultima, doverosa domanda. Poiché questo pezzo sarà letto soprattutto da persone che NON sono lettori di Zagor, come facciamo a spiegargli cosa si perdono?
Si potrebbe cominciare con il proporre la domanda: ci sarà pure un motivo se da cinquantadue anni Zagor continua a uscire in edicola e oggi siamo qui a parlarne, o no?