10 nomi da non dare alla vostra band indie…

…anche perché sono già presi.

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     In che senso, “sono già presi”?

Ebbene, anche se questa cosa potrà sembrarvi incredibile, non potrete chiamare la vostra band con nessuno dei nomi che seguono, perché ci ha già pensato qualcuno prima di voi. Come dite? Sono nomi raccapriccianti? Eh. Non è colpa dell’estensore di questo post.  Lungi da me voler fare un giudizio squisitamente tecnico sulla qualità della musica offerta da questi gruppi (a meno che non me lo chiediate privatamente, in qual caso potrei anche avvalermi della facoltà di non rispondere). Ma andiamo avanti, concentriamoci sui nomi, e su come vorrebbero – dovrebbero? – essere accattivanti, con effetti che a volte rasentano il (tragi-)comico.

  1. Le capre a sonagli, I cani, Iosonouncane, L’orso, Colapesce, Gatto Ciliegia contro il grande freddo.  Allo zoo… Poroporopò! Dai, ma siete seri?
  2. Management del dolore post-operatorio. Di chi?
  3. I ministri. De che?
  4. L’officina della camomilla. E lo sforzo di voler trovare un nome finto-originale a tutti i costi. ZZZzzzzzZZZZZzzzz.
  5. Thegiornalisti. Erano proprio finite le proposte, vero?
  6. Calcutta. Posto famoso per le fogne. Se voleva essere autoironia, mh.
  7. Bud Spencer Blues Explosion. Che era un nome ganzo finché eravate tra di voi.
  8. Dead cat in a bag. What?
  9. Ofeliadorme, Valentinadorme, Giuliodorme*. E chi se ne frega?
  10. Brothers in law. I cognati? Ma che davero?

Menzione d’onore per tutti i gruppi con un punto esclamativo nel nome, o quelli comunque con nomi esageratamente lunghi.  NON siete i Godspeed You! Black Emperor, e NON siete gli …And You Will Know Us by the Trail of Dead. E comunque anche i loro nomi non sono certo tra i migliori che mente umana abbia mai partorito.

*(band sciolta nel 2002.)

La mia opinione (non richiesta) su Valencia 2015

Se c’è una cosa che mi ha sempre dato un enorme fastidio, nello sport ma non solo lì, sono le cosiddette “verginelle”, quelle persone che si indignano – o meglio, fanno finta di indignarsi – per comportamenti che, a parti invertite, avrebbero (e in alcuni casi hanno) tenuto anche loro identici o quasi.
Ecco, nella fin troppo lunga querelle Rossi-Marquez, ci sono cose che in tanti non dicono perché fare finta di dimenticarsele è sempre più facile, più comodo, più “populista”.
A cominciare dalla Gazzetta, che prima parla di “pessimo gesto” da parte di Rossi (il pezzo è stato poi modificato, ma l’url dell’articolo non lascia spazio a dubbi) e poi, cavalcando l’onda dell’opinione pubblica, si prodiga a pubblicare video su video che dimostrerebbero come tutto sommato, ecco, alla fine ha ragione Rossi.
Proseguendo poi con Capirossi che in telecronaca si indigna per l’arrendevolezza di Marquez nell’ultima gara, con Reggiani che addirittura scrive “Marquez, mi fai schifo”, quando proprio questi ultimi due (coadiuvati da Romboni e Casanova) hanno fatto di tutto per rallentare l’olandese Hans Spaan, in lotta con un giovanissimo Capirossi per giocarsi il Mondiale 1990 delle 125.

(Hans Spaan che non la prese benissimo, come si evince da questo video)

Proseguendo poi per le migliaia di persone che si sono prese la briga di sindacare sul fatto che Marc Marquez fosse “un bimbominkia”, “un mezzo uomo”, un “pilota che non resterà nella storia del Moto GP” (mi dispiace darvi una delusione, ma Marquez ha già vinto 4 titoli mondiali. Get over it). Per tralasciare poi i fotomontaggi con Marquez e Lorenzo a sfondo sessista, che credo sia evidente a tutti che col motoGP c’entrano tantissimo.

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Esempio di livello di discussione con tifoso italiano di MotoGP

Ora, lungi da me unirmi al coro dei celebranti il titolo di Jorge Lorenzo (come ha fatto invece Max Biaggi, ribadendo una volta di più il suo status di rosicone nei confronti di Rossi). Avrei preferito che a vincere il mondiale fosse stato Valentino, perché è comunque un pilota italiano, e perché a me piacciono i piloti che emozionano, com’è stato Rossi in passato, come sono stati Casey Stoner, Marco Simoncelli, Kevin Schwantz, Randy Mamola, com’è Marc Marquez, se avete mai visto qualche gara di MotoGP negli ultimi 3 anni prima delle ultime tre. Ma credo, semplicemente, che per dar dietro alla deriva “diamo ragione a Rossi perché è italiano” si sia proprio perso di vista COMPLETAMENTE il nocciolo della questione. Proverò quindi a ribadirlo brevissimamente.

1 – Prima della gara della Malesia, Rossi cerca di destabilizzare psicologicamente Marquez perché teme (a ragion veduta) che gli possa portar via punti preziosi nella lotta al titolo mondiale. E fin qui ci sta, anche se nella gara precedente Marquez aveva superato Lorenzo all’ultimo giro, togliendogli 5 punti. Anche Iannone aveva superato Rossi, togliendo 3 punti al suo connazionale. E infatti lo sportivissimo pubblico italiano aveva tributato applausi al pilota Ducati, inondando la sua bacheca Facebook di insulti e minacce.

2 – Alla fine della gara della Malesia, Rossi viene riconosciuto colpevole di aver deliberatamente fatto cadere Marquez, reo, a suo modo di vedere, di ostacolarlo nel suo tentativo di inseguimento a Jorge Lorenzo. Non sfuggirà neanche ai più disattenti il fatto che anche questa gara sia stata vinta da Daniel Pedrosa, spagnolo, che ha tolto altri 5 punti a Lorenzo, suo connazionale, e che Rossi abbia comunque chiuso a 10 secondi da Lorenzo. Ah già, ma Marquez lo aveva “provocato”. Un po’ come fece Materazzi con Zidane, e infatti anche lì tutti gli italiani si schierarono con il capitano della Francia. Oh, wait.

3 – Nell’ultima gara, Marquez e Pedrosa hanno chiuso alle spalle di Lorenzo e davanti a Rossi, che aveva il passo di gara per finire al quarto posto e infatti lì è arrivato, al netto della rimonta che aveva compiuto dovendo partire ultimo per il gesto di cui al punto 2 (come diceva quel proverbio su chi è causa del suo mal…? Completatelo voi).

In ESTREMA sintesi, invece di incavolarsi con Rossi che è andato a cacciarsi in un angolo, minacciando complotti ai suoi danni al punto tale che nell’ultima gara – ma non prima, a conti fatti, forse si sono avverati (come fu per gli italiani nel 1990), noi italiani ci siamo rivelati ancora una volta un popolo di scarsa, scarsissima cultura sportiva. Solo che, a voler dire una roba del genere, sicuramente si passa da anti-Rossi. da Bastian Contrario. Pazienza, me ne farò una ragione. Mi piace però pensare di aver visto tutta la faccenda coi miei occhi, e non con un’opinione suggeritami da altri. Scusate se è poco.

Quattro o cinque cose che gli elettori di Capolona dovrebbero sapere…

Ora che si avvicinano le primarie, ogni tanto qualcuno mi chiede “ma te, come mai cinque anni fa non ti sei ripresentato? E come mai, dopo, ti sei allontanato dal PD?

E allora io mi metto lì, e racconto sempre più o meno le stesse cose, che poi è come le cose sono andate. Rispetto a cinque anni fa, [in questo caso] fortunatamente, la gente è molto più “social”, quindi con questo post racconto alcune cose, tutte dimostrabili e/o avvenute in presenza di testimoni, che spero potranno dare una risposta a questa domanda.

Punto Uno: ma voi lo sapete come è stato eletto il Segretario Comunale del PD capolonese?
Ve lo dico io: senza fare un congresso. La segretaria uscente, eletta in maniera “normale” si era data dimissionaria perché nominata ad incarico pubblico (assessore in Comunità Montana del Casentino). Nella stessa riunione del direttivo comunale in cui annunciava l’avvio del percorso congressuale, si decise (senza che ciò fosse all’ordine del giorno) di farne uno nuovo. In barba alle regole, ai semplici iscritti e a tutti quanti.

Punto Due: ma voi lo sapete, negli ultimi anni, quante volte si sono riuniti gli iscritti del PD capolonese?
Ve lo dico io: mai, dal 2008 a oggi. L’ultima riunione si è svolta per presentare le candidature al direttivo comunale. Direttivo comunale nel quale chi scrive è stato regolarmente eletto, dal quale non si è mai dimesso ma al quale, ormai da anni, non viene più invitato. Da allora, si è riunita regolarmente la segreteria (per quelli meno “scafati”, la segreteria è un organismo con funzioni esecutive), si è riunito ogni tanto il direttivo comunale (che è quello dove si prendono le decisioni politiche) e non sono MAI stati consultati gli iscritti. Per un periodo che copre quasi tutto il secondo mandato-Brogi, gli iscritti sono stati sentiti solo in occasione delle cene elettorali. E infatti non c’è da meravigliarsi se il PD ha la metà degli iscritti che avevano i DS nel 2007.

Punto Tre: ma voi lo sapete che il Comune di Capolona ha dovuto vendere alloggi di proprietà comunale per due anni consecutivi, per chiudere il bilancio?
questa non c’è bisogno che ve la spieghi. Ci sono i verbali, le delibere di giunta e tutto il resto. Ovviamente, in conseguenza al punto 2, nessuno ne ha mai dato conto agli iscritti del proprio partito. Così come spesso, nei direttivi comunali a cui ho partecipato (ovvero, fino a quando non hanno smesso di invitarmi), veniva trattato con fastidio chiunque chiedesse di poter avere lumi – con l’intento di dare una mano – in merito alla gestione finanziaria del Comune.

Punto Quattro: ma voi lo sapete che il PD di Capolona, quando Alberto Ciolfi ha manifestato la sua volontà di candidarsi alle Primarie, ha risposto “nessuno ha parlato di primarie”?
Anche qui, c’è poco da spiegare. C’è un comunicato stampa, che qui vi linko, del quale ognuno può farsi l’idea che vuole. Soprattutto per quanto riguarda la parte sulla forzatura alle regole (si torni al punto 1).

Punto Cinque: ma voi lo sapete che il PD di Capolona ha fatto retromarcia sulle primarie senza che il direttivo comunale venisse riunito?
Sul perché alla fine il PD abbia deciso di ricorrere alle primarie, molte possono essere le interpretazioni possibili ma nessuna è quella ufficiale. Nel senso che, non essendosi mai riunito il direttivo comunale per discutere della questione, non esiste una presa di posizione “politica” in merito. Non resta che prenderne atto. Ma ancora una volta, a Capolona la politica non ha ritenuto necessario fare un passo in direzione dei cittadini, dei propri iscritti.

Si decide tutto nelle segrete stanze, e poi si va dai cittadini a parlare di trasparenza, di partecipazione, di nuovi modi di fare politica. Ai posteri l’ardua sentenza, io posso solo aggiungere quello che dicevano i Latini, che la sapevano più lunga di me: Mala tempora currunt, sed spes ultima dea.