Il conto non si è fermato

Oggi sarebbero stati 72 per te, e in base all’ultimo DPCM avremmo potuto festeggiarli insieme, anche se non ho capito bene se sia ancora in vigore il coprifuoco dalle 22 alle 5, vabbè. Avremmo festeggiato con una bella grigliata, qualche bicchiere di vino rosso di quello che prendevi te sopra Capolona, un caffè, un amaro del Capo, anche due. Sarebbe stata festa grande, perché invece di un solo nipote, quest’anno ce ne sarebbero stati due, uno grande abbastanza da cantarti tanti auguri a te, una piccola che forse avrebbe cercato di tirarti un po’ la barba, anche se da qualche anno la portavi un po’ più corta. Avremmo parlato della crisi di governo, della sindrome da stanchezza cronica di Casey Stoner, dell’ultimo numero di Tex, guardato distrattamente Juve-Spal di Coppa Italia in uno stadio vuoto, in questo anno così strano che a ripensarci non mi sembra vero. Non lo bevo più, l’amaro del capo, perché mi viene un nodo alla gola e mi stringe il petto il pensiero di te e di tutte le cose che non ti ho potuto raccontare, che ho chiuso il 2020 con una costola rotta e ho iniziato il 2021 facendomi le infiltrazioni al piede, ma poi alla fine la sola cosa che riesco a pensare è che se ogni anno, ogni giorno ti ricordo e ti porto con me, allora il conto non si è fermato, e oggi è il tuo compleanno come sempre, sono 72 e li festeggio con Ale, con la Emma in braccio alla Marta e con te dentro di me.
Buon compleanno, babbo. Guardaci tutti da lassù, che ce n’è un gran bisogno.

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