Emma.

Emma, come sei bella. Lo giuro con tutto me stesso, non avrei potuto immaginarti bella come sei in realtà. Vederti nascere è stata un’emozione della stessa intensità e insieme completamente diversa rispetto a quella della nascita del tuo fratellone. Tutto quello che c’è stato in questi nove anni ci ha portati al giorno del tuo arrivo – persone completamente diverse da come eravamo nel 2011 – con un nodo alla gola, un insieme di tensioni alla bocca dello stomaco, sarà il 2020, sarà l’età, sarà che sei una gioia che non credevo che la vita mi avrebbe più concesso, sarà che quando ti ho tenuta in braccio eri così piccola, non pesavi niente, eppure avevi quegli occhi così belli che solo a ripensarci mi commuovo ancora, a questo parto strano, a questi giorni in ospedale senza nessuno intorno, a questa vita che ci aspetta fatta di gel per le mani e mascherine, di distanze precauzionali e videochiamate, a questa sensazione che andrà tutto bene adesso che ci sei tu, Emma, che ti ha mandata la mia nonna, volata in cielo su una stella poco prima che tu venissi concepita, lei che era diventata bisnonna per ben sei volte ma aveva avuto solo pronipoti maschi, tutti e sei, e allora ha deciso che era giunto il momento di farsi da parte e regalarci te, che non conoscerai il nonno Giorgio e che mi hai aiutato a rimettere tutto nella giusta prospettiva. Mi sono commosso tanto, quando sei arrivata, perché non avevo mai potuto vederti nelle ecografie se non all’inizio del percorso di gravidanza, dovevo affidarmi ai racconti della mamma che mi diceva che crescevi e che lei stava bene: per questo quando sei nata mi sono sciolto come neve al sole. Perché ho trattenuto il respiro dall’inizio del lockdown alle 17:20 del 28 agosto

E allora benvenuta, Emma. La vita, con te, non sarà mai più la stessa, ma sarà sicuramente meglio di prima.