(Articolo pubblicato originariamente su Il Baffo, il defunto blog del Karemaski, il 23 aprile 2014)
C’è stato un tempo in cui non esisteva il revisionismo supereroistico, quella corrente autoriale di cui abbiamo già accennato brevemente in un pezzo dei mesi scorsi. Questo tempo è durato fino al 1982, cioè fino a quando Alan Moore decise di riportare in auge il personaggio creato originariamente nel 1953 da Mick Anglo con il nome di Marvelman.
Per un periodo di tempo abbastanza lungo, in Italia su Miracleman cè stata più letteratura scritta che albi pubblicati, per questioni di diritti talmente lunghe, complicate e tediose che non è il caso di riportare qui: se proprio siete curiosi, cliccando qui vi farete unidea abbastanza attendibile di quelle che sono state le peripezie editoriali legate al personaggio. Ai fini di quanto dobbiamo dirvi in questa sede, ovvero che Miracleman è un fumetto che va letto in tutti i modi, vi basti sapere che due mostri sacri del fumetto contemporaneo come Todd McFarlane e Neil Gaiman si sono scornati per anni per vie legali al fine di poter detenere i diritti del personaggio. Per dare una vaga idea di quanto importante sia Miracleman nella storia del fumetto mondiale contemporaneo, vi basti sapere che non è affatto azzardato né improprio affermare che cè un mondo del fumetto supereroistico prima di Miracleman e un mondo del fumetto supereroistico dopo Miracleman. Ci rendiamo conto che sembra una frase fatta, una di quelle cose che si dicono sempre in questi casi, ma cè un metodo infallibile per scoprirlo: in questi giorni, è uscito per i tizi di Panini Comics il primo numero di quella che auspicabilmente sarà ledizione italiana integrale delle avventure di Micky Moran, per giunta a un prezzo di lancio di 1,99 eurini. Il consiglio che ci sembra il caso di darvi, è di prendere il numero 1, e almeno anche i successivi tre o quattro. Sono fumetti che sono stati pubblicati una ventina danni fa, ma non hanno perso neanche un briciolo del loro smalto. Basta leggersi il primo numero per capire che quello che si ha fra le mani è un pezzo di storia dei comics.
Ok, fine della parte celebrativa. Fate finta che lunica cosa che ci fosse scritta sopra sia è appena uscito il numero 1 di Miracleman. Decontestualizzate, decomprimete, lasciate stare le beghe legali e la storia del fumetto americano, accantonate il revisionismo supereroistico, il prima, il durante e il dopo. Fate un respiro profondo. Continuate a leggere.
[Passaggio alla prima persona singolare] Facciamo finta che uno entri in edicola o in fumetteria e veda che cè questo numero 1 negli scaffali. Riuscite a dirmi un solo motivo per cui uno dovrebbe perdersi un fumetto che ha avuto tra i propri autori Alan Moore (quello di V per Vendetta, di Watchmen e di un sacco di altre cose fighe, anche se ultimamente è entrato anche lui nel sempre meno esclusivo club di quelli che sputano nel piatto in cui hanno mangiato per decenni), Neil Gaiman (che potreste aver sentito dire per Sandman, o per alcuni suoi notevoli romanzi tipo Stardust, American Gods, Nessun dove e I ragazzi di Anansi), Alan Davis (uno che ha disegnato Batman e praticamente tutti i personaggi della Marvel, dagli X-Men agli Avengers, da Capitan America a Iron Man) e Barry Windsor-Smith (uno che ha vinto una quantità imprecisata di premi per i suoi lavori sul fumetto di Conan, che ha realizzato una delle storie di Wolverine più belle di sempre e che dal 2008 è nella Hall of Fame del fumetto mondiale)? No, non riuscite a dirmelo, perché non cè. Punto. Anzi, faccio una cosa che di solito non si fa, in una recensione: cito quello che ha detto un altro recensore, perché avrei voluto dirlo io ma sono arrivato dopo. Se dovete troncare qualche testata per rientrare nelle spese, fatelo, se necessario smettete anche di fumare (è la cosa più inutile del mondo), o di sfondarvi il fegato in aperitivi quotidiani dove tanto, ormai a parte il conto da pagare, o la promessa di una cirrosi epatica, non rimediate molto altro. Insomma tagliate qualcosa di superfluo nella vostra vita, perchè finalmente, arriva in Italia, qualcosa di fondamentale [Fine dell’uso della prima persona singolare]
Tutto questo, senza avervi anticipato nulla della storia, o se preferite unespressione più alla moda senza fare alcuno spoiler sulla trama. Che sostanzialmente si dipana attorno ad un tema: che succederebbe se un supereroe si trovasse calato davvero nel mondo reale? Il tipo di operazione letteraria che avevano tentato le major americane (i supereroi con superproblemi), senza però riuscire a portarla a compimento, viene qui realizzata appieno. Retrospettivamente, la grandezza di MM è tutta qui, nel prendere gli elementi di ingenuità tipici del fumetto dei supereroi (per attivare i propri superpoteri, Micky Moran deve pronunciare la parola segreta che è la chiave armonica delluniverso, ossia Kimota!, che altro non è che Atomic letta al contrario, con la K al posto della C per non alterarne la pronuncia) e fargli avere un brusco risveglio, come quando da bambini si realizza che le cose che immaginiamo di poter fare non riusciremo mai a farle davvero. Ed è stato il primo a riuscirci senza se e senza ma, a portare il tema a compimento senza aver paura delle conseguenze. In poche parole, Miracleman di Alan Moore è il compagno di classe più grande che rivela per primo al mondo del fumetto che Babbo Natale non esiste. Direi che basta questo per capire che non è davvero il caso di perderselo.