“Potevamo non cominciare da V per Vendetta?”

(Articolo pubblicato originariamente su “Il Baffo”, defunto blog del Karemaski, 4 aprile 2013)

Con questo pezzo prende il via una rubrica che forse mancava e forse no, per il Baffo, nata dopo questo intenso scambio di messaggi su un noto social network (cito più o meno testualmente):

Rob: “Mi è appena venuta in mente una cosa: ma com’è che nel blog del Baffo nessuno parla di fumetti?

Baffo: “Mi è appena venuta in mente una cosa: ti va?”

Prende il nome di Graphic Nobel e non ha la pretesa di svelarvi costosissime proposte autoriali, o fumetti talmente underground che forse non li hanno letti nemmeno i loro presunti autori. Per quello ci sono già decine di siti specializzati, che li saprebbero recensire molto meglio di quanto non possa fare l’estensore del presente pezzo. Diciamo piuttosto che qui si tratterà di un tot di fumetti più o meno popolari, più o meno conosciuti, che chi scrive ha letto e si sente di consigliarvi, ecco.

La risposta alla domanda che dà il titolo al pezzo è, ovviamente, sì: potevamo cominciare da Yellow Kid. Ma il bello di un blog è che uno può, dentro certi ovvi limiti, fare un po’ come gli pare. Quindi, parliamo di V, perché sì [rima neanche troppo involontaria].

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In principio erano Warrior e la Quality Comics. Ventiquattro anni prima del film di McTeigue (su sceneggiatura dei fratelli Wachowski), un allora ventinovenne Alan Moore concepì, per le matite di David Lloyd, questa miniserie a fumetti, destinata a lasciare il segno, ma solo anni dopo, nel mondo del fumetto e ancor di più nell’immaginario collettivo. La rivista Warrior, infatti, chiuse dopo 27 numeri, lasciando incompiuta la storia di V, fino a quando l’americana DC Comics (quella di Batman e Superman, ma anche di Sandman, Watchmen ed Hellblazer, tutta roba di cui prima o poi toccherà parlare) nel 1988 ottenne i diritti per ristamparla, a colori, svelando ai lettori il deflagrante finale che Moore aveva ideato per questa storia.  Ma se ad Alan Moore dobbiamo l’idea dell’eroe/vigilante/anarchico V, è all’illustratore David Lloyd che va attribuito il look à la Guy Fawkes, diventato poi celebre in tutto il mondo grazie ad Anonymous e ai numerosi flash mob di protesta nei quali i partecipanti indossano la maschera di V.  Peraltro, dei due autori, Alan Moore non ha accettato di comparire nei titoli di testa (come del resto ha fatto per ogni altro film tratto dalle sue opere), mentre David Lloyd compare nei credits come autore della graphic novel  originale.  Ma perché V per Vendetta è diventato tanto famoso?  Un po’ per l’efficacia del main character, indubbiamente.  E un po’ per il ritmo e l’evolversi della storia, fictional ma non troppo, fantascientifica ma solo fino ad un certo punto, ambientata in un futuro prossimo che potrebbe diventare presente in qualsiasi momento.  Una storia, come dice il suo autore, “sul fascismo, sull’anarchia, sull’Inghilterra”. Ambientato (all’epoca) una quindicina di anni nel futuro, racconta di un’Inghilterra retta con pugno di ferro da una dittatura fascista, che controlla l’informazione, vieta l’arte, pratica la pulizia etnica verso le minoranze e gli omosessuali.  Contro questo stato di cose si erge V, una figura metaforica che cerca vendetta per i soprusi (da lui stesso?) subiti, e invita il popolo a ribellarsi.  Nel frattempo, V si autoproclama pigmalione di Evey, che lui stesso ha salvato dalle forze di polizia, lasciando intendere che… no, questo non posso proprio dirvelo, altrimenti rischierei di rovinarvi il piacere della lettura. SI, perché di un piacere si tratta. V è carismatico senza mai scendere nel ridicolo, V è convincente; V per Vendetta è un fumetto scritto divinamente e disegnato altrettanto bene.  La prosa di Moore… beh, chi sono io, per dire qualcosa che non sia già stato detto e scritto su questo autore? Il tratto di Lloyd è pulito, preciso, essenziale, realistico e oscuro come la storia richiede.  Un volume a fumetti che piace, solitamente, anche a chi non legge abitualmente fumetti.

V per Vendetta è una storia di cui abbiamo potuto leggere la fine, probabilmente, grazie all’enorme successo ottenuto da Watchmen, per le strane coincidenze più o meno astrali che ci sono nel mondo dei fumetti.  Ma rispetto al suo “fratello” ha una trasposizione cinematografica più fedele all’originale.  In realtà, su entrambi e sull’influenza che hanno avuto, nella cultura contemporanea, potremmo scrivere degli interi trattati (e probabilmente qualcuno lo sta già facendo).  Tanto per fare un esempio: se a fine febbraio avete visto una V rossa nelle vostre schede elettorali, beh, sappiate che c’è lo zampino di Moore e Lloyd.  E se siete arrivati a leggere fino a qui, l’unico consiglio che resta da darvi è quello di procurarvi V per Vendetta e cominciare a mettere da parte un po’ di soldini per quando si parlerà di Watchmen…