Il giorno che uccisi Fabio Volo (e altri racconti)

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Molto bello, vero, recensire un libro nel quale si figura tra le persone alle quali è dedicato, eh? Ma del resto, si sa, ad Arezzo i gradi di separazione non sono sette, diciamo al massimo due (“se io non conosco te, di sicuro conosco qualcuno che ti conosce”, mi disse una volta uno che suonava in una band locale di una certa notorietà).  Quindi ecco, diciamo che questi sono incidenti di percorso difficili da evitare, se si è concittadini dell’autore, Michele Borgogni. Soprattutto se lo si fa con l’intenzione di stroncarne la copertina (vedere sopra, non avrei saputo fare di peggio) MA di elogiarne il contenuto.

“Il giorno che uccisi Fabio Volo (e altri racconti)” è una raccolta di racconti (disponibile, almeno per il momento, solo in formato eBook sullo store di Amazon) che spaziano dall’horror alla fantascienza alle pagine più intimiste, e come tutte le raccolte che non rispondono ad un genere unico, è un testo con una certa eterogeneità – come si direbbe nella pubblicità, “ce n’è per tutti i gusti!”.  Il primo dei racconti, quello che da il titolo all’opera, è a giudizio del sottoscritto il migliore tra quelli proposti, ma ce ne sono almeno altri tre o quattro (“la cella”, “nuovo servizio Telecom”, “macchie” e “lingerie enfant prodige”) che sono degni di laude anzichenò.  Ecco, nella mia infinita ingenuità io credo che se in una raccolta di 10 racconti ce ne siano cinque forti, quattro buoni (“Tornerà…”, “Odiava la gente”, “La nebbia” e “senza il mare”) e uno solo un po’ più deboluccio (“mattina di giugno”), allora può essere che quest’uno su dieci sia da ascrivere ad una mia diversa sensibilità, e che l’insieme dell’opera sia di buonissimo livello. Una raccolta di racconti per palati fini e meno fini (anche se, è giusto dirlo, più per i secondi che per i primi, senza che ciò sia necessariamente un demerito), con – purtroppo – qualche refuso qua e là, ma che – Bias a parte – è stata per me una lettura piacevole e scorrevole.  Io, sinceramente, mi sento di consigliarvela, anche per il prezzo fin troppo popolare (come, non vi avevo ancora detto che costa un euro e zero due centesimi? Ah, però ve lo avevo linkato all’inizio del post):  insomma, nel mio caso è stato un euro (pardon, 1,02 euro) speso bene, quindi il consiglio che mi sento di darvi io è di provare a leggerlo anche voi.  Al massimo, potrete sempre dire che non vi siete svenati per leggerlo. Ma io sono convinto che vi piacerà.  Ah, avete notato come non ci siano accenni alle trame dei racconti? Spero apprezzerete anche questo, ho sempre odiato quelli che ti rovinano le sorprese, o come si usa dire oggi, gli spoileratori (brr…).  Le parole inglesi italianizzate, questo è il vero orrore. Come dite, sto divagando? Ok, mi fermo qui. Ma voi leggetelo, ‘sto libro, intesi?

Cinque momenti del 2013 che vale la pena ricordare

Siamo tutti abbastanza d’accordo sul fatto che il 2013 sia stato un anno decisamente impegnativo, per molti di noi brutto, per alcuni passabile, per altri un po’ meglio, ma ecco, la media, insomma, avrebbe senz’altro potuto essere migliore, se siete all’incirca miei coetanei, vivete in Italia e non campate di rendita e/o alle spalle di qualcuno.  Ci sono state tante giornate da dimenticare anche nel mio 2013, e quindi ok, quelle mi darò da fare per dimenticarle meglio (e al più presto) che posso.  Per fortuna, ci sono stati anche dei momenti da ricordare. Alcuni sportivi, altri personali, altri ancora legati ad avvenimenti pubblici. Li elenco qui in ordine crescente di importanza, dalla posizione 5 alla numero 1, per me, ad uso personale e di tutti quelli che passeranno di qui, per caso o con l’intenzione di leggermi.

5. Berlusconi condannato in via definitiva. La metto al numero 5 perché ok, non ci siamo certo liberati di lui. Ma almeno una parte della verità su uno dei personaggi più controversi – e, a mio modo di vedere, più raccapriccianti – di questi ultimi vent’anni di politica italiana, è stata scritta nero su bianco. Condannato a 4 anni per frode fiscale, ricordatevene la prossima volta che andrete alle urne e ci troverete ancora una volta la bandierina.

4. Il canestro di Dusan Sakota allo scadere di gara-6 dei playoff tra Siena e Varese. Per me, che tifo Varese. Per lui, perché per la sua storia personale (se non la conoscete, date un’occhiata qui) si meritava di poter avere ancora una volta le luci della ribalta su di lui. Per i tifosi della Mens Sana, che in quest’ultimo decennio hanno sviluppato una spocchia, per i numerosi trofei vinti, che oggettivamente non gli compete, soprattutto se paragonati agli albi d’oro delle nobili della pallacanestro italiana, tipo Milano, Varese, Cantù, Virtus Bologna. Non è bastato a vincere la serie, ma è stato il primo messaggio che spiegava ai tifosi biancoverdi che il vento, piano piano, stava cambiando.  Oddio, a dire il vero ci sarebbe anche la tripla di Ray Allen, in quell’altra gara-6, ma in questo caso ci sono state un numero sufficiente di celebrazioni, per Mr. He Got Game.

3. Il ritorno, da parte mia, ad un minimo di impegno politico. Le elezioni di Capolona prima, le primarie del PD poi, hanno risvegliato dal torpore in cui era sopito il mio interesse per le sorti della politica italiana.  Non ho mai, per usare un’espressione cara al nuovo segretario del Partito Democratico (per il quale, nel caso aveste dubbi, NON ho votato) “cambiato campo”. Ho solo pensato che prima, il campo fosse impraticabile, e quindi non ci fosse neppure modo di giocarla, la partita. Adesso me ne sto qui, in panchina, pronto a dare il mio contributo, se richiesto.  Ogni tanto, noto dei timidi segnali di risveglio. Hai visto mai.

2. I bei libri letti, i bei dischi ascoltati, i bei fumetti letti, nell’anno appena trascorso.  Troppo pochi, e troppo tedioso fare una classifica per tutti e tre i generi. Così ve ne segnalo solo uno per categoria. Per i libri, io credo che fareste bene a dare una chance a Stardust di Neil Gaiman. Per me, che non sono un appassionato del genere fantasy, questo libro è stata una (bella) sorpresa, magari lo sarà anche per voi.  Per la musica, ho recuperato un sacco di roba degli anni scorsi, ma poiché ho detto un disco solo vi dico I’m wide awake, it’s morning dei Bright Eyes (2005). Se non ci credete, provate ad ascoltare questa canzone qua. Per i fumetti, ho colmato una lacuna imperdonabile leggendomi Maus.  Un’opera d’arte, sulla quale non sono all’altezza di dilungarmi, quindi fidatevi e leggetelo e basta. Impossibile che ve ne pentiate. Come dite? Film? E chi ha tempo di guardare un film, con un figlio di due anni? Ne avrò visti si e no tre, quindi mi astengo.

1. Sarò banale, ma al primo posto, a livello personale, non posso che mettere tutti i momenti passati insieme ad Alessandro, dalle serate a giocare nella sua casetta, a quelle passate a leggergli i suoi libri preferiti, al corso di avviamento al nuoto e a tutto quello che ogni giorno l’esperienza di essere padre mi regala.  Ma volendo isolare UN momento, il 2013 sarà indubbiamente un anno da ricordare perché una sera, mentre stavamo giocando, Ale mi è corso incontro e, abbracciandomi le gambe, mi ha detto per la prima volta “babbo, ti voglio bene”.